Negli
ultimi anni il progressivo processo di liberalizzazione e privatizzazione dei
servizi pubblici, ma soprattutto le esigenze di finanza pubblica e della loro
conseguente elusione, hanno dato impulso alla moltiplicazione degli organismi
esterni (le partecipate) attraverso i quali gli enti locali hanno esplicato una
parte della loro attività.
Le
aziende partecipate da Enti Pubblici sono una “giungla inestricabile”,
un “groviglio
di scatole” di cui non se ne conosce né il numero esatto (sicuramente
sono più di 8.000), né quello che fanno (a volte non si dispone neanche dei
loro bilanci); in generale c’è poca
trasparenza gestionale, i risultati effettivi non sono facilmente
valutabili; insomma non si ha una
conoscenza esatta del fenomeno nel suo complesso.
Le partecipate hanno, però, un impatto sui conti pubblici assai rilevante così come le eventuali ripercussione sui contribuenti; basta in tal senso verificare pochi dati esemplificativi: il valore economico che ogni anno muovono le società partecipate dagli enti locali supera i 40 miliardi di euro l’anno; nel 2012 le perdite delle 7.726 partecipate censite dal MEF sono state di oltre 1,2 miliardi; sono 1.424 su 5.264 (circa 1 su 4) le società partecipate da enti locali in perdita; hanno valori medi più elevati di incidenza del costo del personale sul costo della produzione e sul valore della produzione; hanno una prevalenza dei debiti sui crediti; il rapporto tra capitale di terzi (totale debiti) e capitale proprio (patrimonio netto) è generalmente elevato; nel 2014 la “Spending review” di Cottarelli prevedeva una riduzione di 2.000 partecipate già nel corso del 2015 con un immediato risparmiato di circa 500 milioni di euro, ma di almeno 2 miliardi nel triennio 2015/2017, con un risparmio a regime di 3 miliardi l’anno ... ma questo Piano è rimasto fermo.
Le partecipate hanno, però, un impatto sui conti pubblici assai rilevante così come le eventuali ripercussione sui contribuenti; basta in tal senso verificare pochi dati esemplificativi: il valore economico che ogni anno muovono le società partecipate dagli enti locali supera i 40 miliardi di euro l’anno; nel 2012 le perdite delle 7.726 partecipate censite dal MEF sono state di oltre 1,2 miliardi; sono 1.424 su 5.264 (circa 1 su 4) le società partecipate da enti locali in perdita; hanno valori medi più elevati di incidenza del costo del personale sul costo della produzione e sul valore della produzione; hanno una prevalenza dei debiti sui crediti; il rapporto tra capitale di terzi (totale debiti) e capitale proprio (patrimonio netto) è generalmente elevato; nel 2014 la “Spending review” di Cottarelli prevedeva una riduzione di 2.000 partecipate già nel corso del 2015 con un immediato risparmiato di circa 500 milioni di euro, ma di almeno 2 miliardi nel triennio 2015/2017, con un risparmio a regime di 3 miliardi l’anno ... ma questo Piano è rimasto fermo.
In
questi ultimi anni sono stati assunti vari provvedimenti (non sempre chiari e
coerenti) per contenere l’espansione
di questo fenomeno, prevedendo la razionalizzazione
in senso riduttivo delle partecipate e assumendo vari provvedimenti per far
entrare nei bilanci dei comuni le loro perdite.
Ora
entrano in funzione sia il bilancio consolidato che la “ricognizione di tutte le partecipazioni” possedute alla data di
entrata in vigore del decreto n. 175/2016. Questi due atti amministrativi dovrebbero essere l’occasione per fare
il punto sulla situazione e acquisire informazioni indispensabili e assi utili
per comprendere il fenomeno delle
partecipate e prendere provvedimenti per una loro riduzione effettiva.
Finalmente
ora viene rilevato il “Gruppo Amministrazione Pubblica”
(GAP), che aggrega all’Ente locale controllante soggetti di varia natura (società
per azioni, società a responsabilità limitata, fondazioni, associazioni,
consorzi, ecc.), estendibile fino a ricomprendere i casi in cui l’Ente locale
esercita un potere di direzione di
fatto, a prescindere e/o in assenza dalla ricorrenza di un nesso
partecipativo, sulla base di una nozione di controllo di “diritto”, di “fatto” e “contrattuale”.
Attualmente
un GAP è una eterogenea composizione di enti (dotati di autonomia giuridica)
che fino ad oggi non hanno avuto né una
direzione economica e strategica unitaria, né un controllo effettivo (cioè
una governance) da parte del Comune
quale soggetto detentore delle partecipazioni.
Con
la redazione del bilancio consolidato si dovrebbe
mettere il Comune in grado di avere una rappresentazione sintetica contabile
(patrimoniale, finanziaria ed economica) del GAP, quale primario strumento di
programmazione e di controllo, superando i confini giuridici delle singole
unità che costituiscono il gruppo.
Con
il bilancio consolidato del GAP dovrebbero
essere superate le carenze informative e valutative riguardanti il Comune
fino ad oggi visto nella sua solitudine, mentre in realtà spesso operava
utilizzando altre entità giuridicamente autonome e che avevano un loro bilancio
e una loro gestione. Con la redazione del bilancio consolidato ora i cittadini
dovrebbero disporre di un nuovo strumento per comprendere
l’insieme delle varie entità che compongono il GAP; ora gli
amministratori dovrebbero avere una possibilità in più per programmare, gestire e controllare con maggiore efficacia gli organismi
– societari e non – in cui si articola il GAP di cui l’ente è a capo,
fornendo una visione complessiva delle consistenze patrimoniali e finanziarie, il
risultato economico, le performance e i costi dei servizi offerti alla
collettività del GAP, nonché rilevare i potenziali rischi.
Con la “ricognizione di tutte le partecipazioni” si dovrebbe, invece, ragionare sulla necessità di razionalizzare le varie entità partecipate, operando una valutazione complessiva sulla convenienza o meno a mantenerle in essere sulla base di puntuali ed effettive motivazioni. Nel motivare sugli esiti della ricognizione si dovrebbe tener conto dell’attività svolta dalla società a beneficio della comunità amministrata. Per esempio, occorre esplicitare le ragioni della convenienza economica dell'erogazione del servizio mediante la società, anziché in forme alternative (gestione diretta, azienda speciale, ecc.) e della sostenibilità della scelta in termini di costo-opportunità per l'ente; oppure verificare la necessità di operazioni di aggregazione; oppure di cedere le quote o di cessare le attività.
Con la “ricognizione di tutte le partecipazioni” si dovrebbe, invece, ragionare sulla necessità di razionalizzare le varie entità partecipate, operando una valutazione complessiva sulla convenienza o meno a mantenerle in essere sulla base di puntuali ed effettive motivazioni. Nel motivare sugli esiti della ricognizione si dovrebbe tener conto dell’attività svolta dalla società a beneficio della comunità amministrata. Per esempio, occorre esplicitare le ragioni della convenienza economica dell'erogazione del servizio mediante la società, anziché in forme alternative (gestione diretta, azienda speciale, ecc.) e della sostenibilità della scelta in termini di costo-opportunità per l'ente; oppure verificare la necessità di operazioni di aggregazione; oppure di cedere le quote o di cessare le attività.
Insomma,
bilancio consolidato e la ricognizione sarebbero
ottime occasioni per infondere una maggiore responsabilizzazione degli enti soci e per rimettere al centro
della propria azione le regole di buona
amministrazione.
Abbiamo,
però, la netta sensazione che sia l’ennesima occasione persa per un vero cambiamento nella gestione della “giungla
delle partecipate” e nel processo di rinnovamento degli enti locali.
Quasi
tutti i Comuni, compreso Castelnuovo, non hanno ancora fatto una vera
ricognizione di tutte le loro partecipazioni nelle varie entità, nelle varie
forme giuridiche via via costituite negli anni.
Sono
molte le entità che non sono effettivamente rilevate e poste sotto “osservazione”;
per esempio ci sono enti che dovrebbero essere estinti e invece sono ancora
aperti:
a) recentemente è emerso che il CIR
(Consorzio Intercomunale Rifiuti), in liquidazione dal 9/6/99 e dal 1/7/99 non
sta svolgendo alcuna funzione operativa e non ha più personale, è ancora aperto
e aveva ancora al 31/12/2016 ben € 238.507 di debiti da pagare tra tutti i
consorziati compreso Castelnuovo;
b) lo stesso dicasi per il CIDAF (Consorzio Intercomunale Deleghe
Agricoltura e Foreste), in liquidazione da decenni, ma risulta ancora aperto.
Ci
sono enti, poi, che non vengono ancora rilevati come partecipate come:
a) L’Associazione Val di Magra Formazione,
organismo di formazione professionale dei Comuni associati di Ameglia, Arcola,
Castelnuovo Magra, Ortonovo, Santo Stefano di Magra, Sarzana e Vezzano Ligure;
b) l’Enoteca Regionale della Liguria,
il cui presidente attuale è il sindaco di Castelnuovo Magra, Daniele
Montebello, nomina peraltro da Noi in precedenza ritenuta inopportuna e
contesta;
c) il Consorzio del Canale
Lunense;
d) La Fondazione
Genova-Liguria Film Commission.
L’aspetto
più preoccupante riguarda, però, un approccio prettamente “burocratico” sia della ricognizione che della redazione del
bilancio consolidato: ci si limita al copia-incolla, a frasi di circostanza e
ovvietà, ma c’è poca assunzione di responsabilità politica sulle varie entità
partecipate e sulle decisioni da prendere, anche perché mancano analisi approfondite sulle attività svolte, sui problemi
riscontrati e sulle loro evidenze economiche e finanziarie.
Gli
uffici preposti a preparare i vari modelli necessari hanno fatto in generale il
loro dovere, a loro si può solo chiedere di integrare eventualmente la “Nota integrativa” con indici di bilancio e analisi
tecniche e di evidenziare nel dettaglio i vari passaggi per il
consolidamento; al revisore invece, data la propria competenza professionale,
si chiederebbe qualche considerazione
più approfondita e dettagliata sui vari aspetti economici e finanziari. Ma
ciò che manca è l’assunzione di responsabilità
politica di Sindaco e Giunta nel dare impulso a scelte di “governance”
che il Consiglio Comunale dovrebbe discutere e deliberare. Invece, ci si limita
al "compitino".
La "Relazione e la nota integrativa" che presentata in allegato al bilancio consolidato consta di
18 pagine, di cui ben 8 sono dedicate a norme generali, poche righe di
spiegazione per il perimetro del gruppo occupano altre tre pagine, poi 4 pagine si
occupano di Acam e solo 4 pagine spiegano le modalità di consolidamento. Se si
paragona questa relazione di 18 pagine con quella relativa, per esempio, al bilancio
consolidato di Acam 2016 (che consta di 119 pagine) si comprende appieno la carenza quantitativa e qualitativa di
dati, di analisi e di considerazioni che dovrebbero essere messi a disposizione
dei cittadini e degli amministratori per far loro ben comprendere le
problematiche del GAP di Castelnuovo Magra (... ma questa considerazione vale per gran parte dei Comuni di vallata).
Il
bilancio consolidato dovrebbe diventare il vero ed effettivo bilancio di un Comune, per quest’anno
la sua redazione è chiaramente insufficiente ed è una occasione persa; speriamo
in un ravvedimento operoso per il
futuro.
A
nome dei consiglieri: Euro Mazzi, Maria Luisa Isoppo, Giorgio Salvetti e
Francesco Baracchini
PS: altri post su questo argomento:
- TRASPARENZA E SOCIETA’ PARTECIPATE: un sistema quasi al collasso …: QUI
- BILANCIO 2016 (2): FARE CHIAREZZA NELLE PARTECIPATE DEL COMUNE: QUI
- LE SOCIETÀ PARTECIPATE REGIONE LIGURIA: QUI
- IL "BUCO NERO" DELLE PARTECIPATE: cosa succede a Castelnuovo Magra: QUI
- SARZANA E AMEGLIA: IL NODO PARTECIPATE ARRIVA AL PETTINE … E SON DOLORI: QUI
- RENDICONTO 2016: una lacunosa e cattiva gestione delle
partecipate: QUI
- ENOTECA REGIONALE LIGURE: OCCORRE FARE CHIAREZZA E TRASPARENZA: QUI
- ENOTECA: DA UNA NOMINA INOPPORTUNA L’OCCASIONE PER UN RILANCIO: QUI
- PRIVATIZZARE L’ENOTECA PER PORRE FINE AD UNA CATTIVA GESTIONE PUBBLICA: QUI
1 – SOCIETÀ PARTECIPATE: UNA MALATTIA IN PEGGIORAMENTO E UN «BISTURI» CHE NON ARRIVA: QUI
2 – AMEGLIA SERVIZI TURISTICI SRL (AST): QUI
3 – SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL (SPS): QUI
4 – SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA (STL): QUI
5 - FONDAZIONE GENOVA/LIGURIA FILM COMMISSION: QUI
6 - PARTECIPATE: IL CASO C.A.L.L.L. SRL DI SARZANA: QUI
7 - PARTECIPATE: IL CASO A.SP. SRL DI VEZZANO LIGURE: QUI
8 - PARTECIPATE: IL CASO “CITTÀ DI SARZANA ITINERARI CULTURALI”: QUI
9 - PARTECIPATE: IL CASO “AZIENDA AGRICOLA DIMOSTRATIVA”: QUI
10 - PARTECIPATE: IL CASO “ENOTECA REGIONALE DELLA LIGURIA”: QUI
- TRASPARENZA E SOCIETA’ PARTECIPATE: un sistema quasi al collasso …: QUI
- BILANCIO 2016 (2): FARE CHIAREZZA NELLE PARTECIPATE DEL COMUNE: QUI
- LE SOCIETÀ PARTECIPATE REGIONE LIGURIA: QUI
- IL "BUCO NERO" DELLE PARTECIPATE: cosa succede a Castelnuovo Magra: QUI
- SARZANA E AMEGLIA: IL NODO PARTECIPATE ARRIVA AL PETTINE … E SON DOLORI: QUI
- ENOTECA REGIONALE LIGURE: OCCORRE FARE CHIAREZZA E TRASPARENZA: QUI
- ENOTECA: DA UNA NOMINA INOPPORTUNA L’OCCASIONE PER UN RILANCIO: QUI
- PRIVATIZZARE L’ENOTECA PER PORRE FINE AD UNA CATTIVA GESTIONE PUBBLICA: QUI
1 – SOCIETÀ PARTECIPATE: UNA MALATTIA IN PEGGIORAMENTO E UN «BISTURI» CHE NON ARRIVA: QUI
2 – AMEGLIA SERVIZI TURISTICI SRL (AST): QUI
3 – SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL (SPS): QUI
4 – SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA (STL): QUI
5 - FONDAZIONE GENOVA/LIGURIA FILM COMMISSION: QUI
6 - PARTECIPATE: IL CASO C.A.L.L.L. SRL DI SARZANA: QUI
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8 - PARTECIPATE: IL CASO “CITTÀ DI SARZANA ITINERARI CULTURALI”: QUI
9 - PARTECIPATE: IL CASO “AZIENDA AGRICOLA DIMOSTRATIVA”: QUI
10 - PARTECIPATE: IL CASO “ENOTECA REGIONALE DELLA LIGURIA”: QUI
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