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domenica 16 novembre 2014

MOZIONE PER UN DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE PER FAVORIRE LA RIFLESSIONE SUI RECENTI EVENTI ALLUVIONALI ANCHE IN PREVISIONE DELLA REVISIONE DEL PUC

I recenti eventi alluvionali hanno reso evidente che le precipitazioni, sempre più intense e frequenti per i cambiamenti climatici in atto, colpiscono un territorio che ogni anno è reso sempre più vulnerabile dal consumo di suolo, nonché da interventi approssimativi e non adeguati per rappresentare una efficace mitigazione del rischio idrogeologico.
Il contesto climatico sta trasformando in ordinario quella che prima era considerata un’eccezionalità. Se infatti le frane e le alluvioni non sono una novità nel nostro Paese, negli ultimi anni questi eventi sono diventati sempre più frequenti.
Questo fenomeno al momento è stato contrastato solo con interventi di somma urgenza invece che su un’azione di prevenzione e manutenzione diffusa su tutto il territorio. L’elevata frequenza di questi fenomeni meteorologici e un territorio sempre più vulnerabile alle frane e alle alluvioni fanno registrare ogni anno danni in termini economici, sociali, ambientali e, purtroppo, anche di vite umane.

Tuttavia, il minimo comun denominatore di questa situazione si chiama consumo di suolo, agricolo e naturale, e mancata manutenzione ordinaria del territorio.
Uno sviluppo economico irresponsabile ha puntato tutto sull’edilizia e sulle grandi opere mentre desertificava le produzioni di eccellenza del “Made in Italy”, dalla produzione agricola all’industria manifatturiera. Questo ha portato ad una urbanizzazione incontrollata e guidata dalla rendita fondiaria ed immobiliare, con una eccessiva cementificazione, il disboscamento, il mito delle grandi opere infrastrutturali, spesso alimentate dal malaffare, l’apertura di cave ovunque.
In sintesi si è verificato un consumo di territorio che non ha pari in Europa.
Il suolo è una risorsa naturale limitata, di fatto non rinnovabile, necessaria non solo per la produzione alimentare e il supporto alle attività umane, ma anche per la chiusura dei cicli degli elementi nutritivi e per l’equilibrio della biosfera.
Insieme con aria e acqua, il suolo è essenziale per l’esistenza delle specie presenti sul nostro pianeta. Conseguentemente, il suo deterioramento ha ripercussioni dirette sulla qualità delle acque e dell’aria, sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici, ma può anche incidere sulla salute dei cittadini e mettere in pericolo la sicurezza dei prodotti destinati all’alimentazione umana e animale.
Il suolo è una risorsa non rinnovabile che l’uomo, con le sue attività, ‘consuma’: le abitazioni, le strade, le ferrovie, i porti, le industrie occupano porzioni di territorio trasformandole in modo pressoché irreversibile.
Il consumo di suolo deve essere inteso come un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale.
Il fenomeno si riferisce, quindi, a un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative. Un processo prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, capannoni e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio.
Il concetto di consumo di suolo deve, quindi, essere definito come una variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato).
La rappresentazione più tipica del consumo di suolo è, quindi, data dal crescente insieme di aree coperte da edifici, capannoni, strade asfaltate o sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, ferrovie ed altre infrastrutture, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane.
L’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, in quanto
comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce al riscaldamento globale, minaccia la
biodiversità, suscita particolare preoccupazione allorché vengono ad essere ricoperti terreni agricoli
fertili e aree naturali e seminaturali, contribuisce insieme alla diffusione urbana alla progressiva e
sistematica distruzione del paesaggio, soprattutto rurale
Il ritmo di questi processi è cresciuto parallelamente allo sviluppo delle economie, è un fenomeno globale, ma che è più problematico in paesi di antica e intensa antropizzazione come l’Italia, in cui, per la scarsità di suolo edificabile, l’avanzata dell’urbanizzazione contende il terreno all’agricoltura e spinge all’occupazione di aree sempre più marginali, se non addirittura non adatte all’insediamento, come quelle a rischio idrogeologico.
Nel nostro Paese è ancora fortissima la tendenza a cementificare disordinatamente il suolo libero non solo per colpa dell’abusivismo edilizio ma anche a causa di strumenti urbanistici superficiali e sbagliati; si costruisce anche per portare soldi nelle casse dei Comuni; anche le strade, spesso, si realizzano soprattutto per poi rendere fabbricabili le aree attraversate.
L’urbanizzazione riguarda spesso i terreni più fertili, ad esempio quelli delle pianure alluvionali, dove maggiore è la perdita di capacità della produzione agricola e dove la rimozione, per la costruzione di edifici o infrastrutture, di suoli agricoli gestibili tramite misure di agricoltura conservativa, ci priva ancora di più del suo potenziale per la fissazione naturale di carbonio, influendo direttamente sui mutamenti climatici.
Infatti, un suolo compromesso dall’espansione delle superfici artificiali e impermeabilizzato, con una ridotta vegetazione e con presenza di superfici compattate non è più in grado di trattenere una buona parte delle acque di precipitazione atmosferica e di contribuire, pertanto, a regolare il deflusso superficiale. Il dilavamento dei suoli e delle superfici artificiali da parte delle acque di scorrimento superficiale determina anche un incremento del carico solido e del contenuto in sostanze inquinanti, provocando un forte impatto sulla qualità delle acque superficiali e sulla vita acquatica.
Inoltre, compromettere la capacità del suolo di immagazzinare acqua e l’assorbimento di pioggia nel suolo produce una serie di effetti sul ciclo idrogeologico. Le precipitazioni che si infiltrano nei suoli, infatti, fanno aumentare in misura significativa il tempo necessario per raggiungere i fiumi, riducendo il flusso di picco e quindi il rischio di alluvione.
Che fare? Alcune sintetiche proposte:
-          Limitare l’impermeabilizzazione del suolo significa impedire la conversione di aree verdi e la conseguente copertura artificiale del loro strato superficiale o di parte di esso.
-          Promuovere le attività di riutilizzo di aree già costruite, compresi i siti industriali dismessi.
-          Incentivare l’investimento sul patrimonio edilizio esistente.
-          Incentivare il riuso dei suoli già compromessi e la rigenerazione urbana.
-          Tutelare tutte le aree non edificate e non impermeabilizzate, anche in ambito urbano, e non solo le aree agricole.
-          Adottare misure di compensazione ecologica.
-          Sostenere progetti di recupero, di bonifica o di ripristino delle aree a rischio idrogeologico, ambientale e sismico.
-          Impedire la perdita delle aree agricole e boschive, in particolare nelle zone circostanti le aree urbane.
-          Impedire la diffusione di insediamenti a bassa densità dal centro urbano verso l’esterno (urban sprawl).
Il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico possono e devono essere fermati attraverso una
rivisitazione complessiva delle politiche produttive ed energetiche, ponendo in essere una vera conversione ecologica che crei nuovi posti di lavoro e attività produttive e infrastrutturali veramente rispettose delle vite umane, del territorio, dell’eco-sistema, del paesaggio e del patrimonio artistico-culturale. Occorre soprattutto che gli strumenti urbanistici rispecchino questo obiettivo di limitazione del consumo del suolo

I CONSIGLIERI COMUNALI:

Euro Mazzi, Maria Luisa Isoppo, Giorgio Salvetti, Francesco Baracchini

Castelnuovo Magra 15/11/2014

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