La tassa sui rifiuti (TARI) finanzia i costi
del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è a carico dell’utilizzatore
domestico o aziendale; la TARI deve assicurare la copertura integrale dei costi
sia di gestione diretta che di investimento e di esercizio relativi al servizio.
Il Consiglio Comunale deve approvare le
tariffe della TARI in conformità al piano finanziario del servizio di gestione
dei rifiuti urbani redatto da Acam e integrato dai costi sostenuti dal Comune.
La legge prescrive cosa deve comprendere un piano finanziario: a) il programma
degli interventi necessari; b) il piano finanziario degli investimenti; c) la
specifica dei beni, delle strutture e dei servizi disponibili, nonché il
ricorso eventuale all’utilizzo di beni e strutture di terzi, o all’affidamento
di servizi a terzi; d) le risorse finanziarie necessarie; e) relativamente alla
fase transitoria, il grado attuale di copertura dei costi afferenti alla
tariffa rispetto alla preesistente tassa sui rifiuti.
Inoltre, il piano finanziario deve essere corredato da una relazione nella quale sono indicati i seguenti elementi: a) il modello gestionale ed organizzativo; b) i livelli di qualità del servizio ai quali deve essere commisurata la tariffa; c) la ricognizione degli impianti esistenti; d) con riferimento al piano dell’anno precedente, l’ indicatore degli scostamenti che si siano eventualmente verificati e le relative motivazioni.
Non tutti questi elementi sono presenti nel
Piano finanziario presentato all’approvazione del Consiglio e alcuni elementi presenti sono formulati in
modo generico, altri non sono ben spiegati e approfonditi; insomma è un piano
troppo generico e incompleto. Alcuni esempi.
Manca un chiaro programma degli interventi e
degli investimenti; superficiale è la specifica dei beni, delle strutture e dei
servizi disponibili; carente è la parte relativa al ricorso all’affidamento del
servizio a terzi e nello specifico alla coop. Maris (a quali condizioni e con
quali costi?); le risorse finanziarie necessarie sono riportate nelle tabelle,
ma non sono né spiegate, né commentate e né esaminate nella sua evoluzione; non
sono indicati i livelli di qualità del servizio ai quali deve essere
commisurata la tariffa, ma sono enunciati solo alcuni generici obiettivi; non
sono indicati, con riferimento al piano dell’anno precedente, gli scostamenti
che si siano eventualmente verificati e le relative motivazioni.
Nello specifico il piano finanziario non
spiega come si formano i costi e la loro evoluzione. I costi di gestione
ammontano per il 2016 a € 473.976,93 in calo rispetto ai € 783.338,73 del
2014 e ai € 677.082,85 del 2015, il calo è di quasi 40 punti percentuali
rispetto al 2014; i costi di esercizio invece crescono: erano € 573.733,00 nel 2014 ora sono € 996.634,81
con un incremento di 73,71 punti percentuali. Se si guarda alla incidenza dei
singoli costi sul totale complessivo di costo del servizio (ammontante per il
2016 a €. 1.470.600) allora si scopre che la gestione
del servizio rifiuti incide per il 32,23% mentre quella di esercizio incide per
il 67,77%. Se si va ancora di più nello specifico si scopre che la gestione del
rifiuto indifferenziato incide per il 17,27% (con costi in calo) e quella per
la raccolta differenziata per il 14,96% (il cui costo è in continua crescita). Questi dati confermano che non è il
tipo di raccolta dei rifiuti a determinare il costo finale del servizio e,
dunque, della TARI, poiché stanno diventando predominanti i costi di esercizio
cioè quelli generali e amministrativi dell’azienda Acam Ambiente (sono € 913.494,81 e incidono per il 63.43%) e quelli
relativi al servizio sostenuti dal Comune (sono € 83.140,00
e incidono per il 5,77%).
Dunque,
erano sbagliate le promesse sbandierate (sui giornali e nelle assemblee) dal
Sindaco e dalla sua Giunta in merito all’eventuale calo della Tari in seguito
al raggiungimento di una raccolta differenziata al 70%, poiché tale auspicabile
e positivo risultato incide molto poco sul costo finale del servizio, mentre
occorrerebbe maggiore attenzione sui costi generali e amministrativi di Acam e
del Comune che incidono assai di più e in modo consistente.
Naturalmente
è cosa buona e giusta la raccolta differenziata porta a porta e il
raggiungimento di una percentuale di raccolta differenziata superiore al 70%,
ma occorre chiedersi come mai il servizio porta a porta è stato appaltato alla
coop. Maris se Acam ha problemi di esubero del personale, poiché indipendentemente
dal costo finale di tale servizio, comunque ci si paga l’iva e il guadagno del
gestore, che sono comunque costi aggiuntivi al servizio che sarebbero stati risparmiati
se il servizio fosse totalmente interno ad Acam stesso.
Nel
complesso la gestione del servizio raccolta rifiuti messa in opera dal Comune
con l’ausilio di Acam è opaco e poco trasparente, ma soprattutto è assai
costoso e non se ne comprende né l’articolazione, né le dinamiche e né
l’organizzazione.
Per quanto riguarda invece la
tariffa occorre fare due considerazioni.
La prima riguarda la determinazione
della tariffa che non è dimostrata, ma assunta così
in via di principio. Si afferma genericamente e senza alcun dato che la tariffa
è “commisurata alle quantità e qualità
medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli
usi e alla tipologia di attività svolte, sulla base di criteri determinati con
il regolamento”. La percentuale dell’84,40% per le utenze domestiche appare
sproporzionata rispetto alle effettive dimensioni, mentre quella del 15,60% per
le attività produttive è sottostimata; ne consegue che le famiglie pagano di
più rispetto alle attività produttive e senza una reale motivazione in una
produzione dei rifiuti effettiva. Una conferma viene dai comuni che hanno
applicato la tariffa puntuale, per esempio a Capannori per le utenze domestiche
si applica una percentuale del 47,00% e si ripartisce tra le famiglie un costo
di 3,9 milioni, mentre per le utenze non domestiche la percentuale è del
53,00% e ripartiscono tra loro un costo
di 4,4 milioni. In generale, la tariffa
Tari è poco articolata e, comunque, la proposta di riduzione e di agevolazioni
della tariffa è troppo limitata e razionale, per cui in merito si poteva fare
di più e di meglio.
La
seconda riguarda l’avvio della raccolta differenziata, fatto
positivo in sé, ma tale avvio è avvenuto senza alcun progetto organizzativo serio
e con uno studio di sostenibilità finanziaria effettiva; il risultato della
percentuale al 70% è un elemento importante da raggiungere e sicuramente verrà
raggiunto, ma è un dato insufficiente in quanto non vi è alcuna dimostrazione
statistica, ma soprattutto organizzativa, che dimostri come sia possibile raggiungere
i limiti di legge inerenti un riciclaggio del 45% dei materiali raccolti nel
2016 in termini di peso rispetto al rifiuto prodotto per le diverse frazioni e
secondo quanto indicato dalla LR 20 del 1/12/15.
Per tutti questi motivi, riteniamo la proposta
di delibera relativa alla determinazione della tariffa Tari per il 2016
assolutamente insufficiente, superficiale e fuorviante rispetto ad una corretta
gestione del servizio; conseguentemente voteremo contro, pur apprezzando
l’avvio della raccolta differenziata porta a porta come segnale di cambiamento
rispetto ad una precedente gestione fallimentare che le difficoltà finanziarie
del Gruppo Acam avevano comunque già esplicitato in maniera palese ed evidente
per tutti.
Letto
a nome dei Consiglieri Comunali:
Euro Mazzi
- Maria Luisa Isoppo -
Giorgio Salvetti - Francesco Baracchini
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