Dalla
relazione al rendiconto 2016 si evince che la voce più importante dell’attivo
patrimoniale (con una incidenza del 73,21%) sono le immobilizzazioni materiali ammontanti
ad € 13.556.187,73 rispetto ad un attivo complessivo di € 18,5 milioni. L’attivo
dedotto il passivo patrimoniale ammontante a € 6,4 milioni dà luogo ad un
patrimonio netto di € 12,0 milioni.
Il patrimonio netto è costituito da un
fondo di dotazione che ammonta ad € 3,3 milioni, da beni immobili demaniali per
€ 6,0 milioni e da e beni costruiti in seguito che ammontano ad € 2,5 milioni.
Insomma,
il patrimonio netto di questo Comune è quasi tutto costituito dalle
immobilizzazioni; conseguentemente gli immobili
sono uno degli aspetti più importanti del bilancio del Comune di Castelnuovo
Magra; un valore immobiliare che anno dopo anno è stato costituito grazie a
contributi pubblici (europei, statali e regionali), ma anche grazie alla
contrazione di mutui le cui rate sono state pagate con le tasse.
In
proposito, ricordiamo che l’indebitamento per mutui nel 2016 ammonta a €
2.877.691,44 il cui costo per oneri finanziari e restituzione della quota
capitale ammonta a € 468.048,14. Dunque. ogni anno i castelnovesi hanno fatto
significativi sacrifici per dotare il comune di questi immobili; per esempio, la
pressione fiscale sulle circa 3.683 famiglie ammonta nel 2016 a € 1.388,49.
Il
patrimonio comunale è impiegato in due modi: - in modo diretto al fine di
soddisfare e assolvere alle funzioni istituzionali (ad es. vedi il fabbricato ove è sito il Comune); - in modo indiretto
mediante concessioni a privati organizzati nelle varie forme giuridiche
ammissibili.
La
nostra attenzione va soprattutto ai tanti immobili comunali che sono dati in
concessione a “privati” perché è una gestione che presenta alcune gravi problematiche:
a)
Scarsa
trasparenza:
la gestione del patrimonio immobiliare è opaca e caratterizzata dall’assenza di
criteri oggettivi per la loro assegnazione e, conseguentemente, dal prevalere
di scelte scaturite da trattativa privata. Inoltre, non vengono neanche
osservate le norme generali sulla trasparenza nel sito del comune (in
violazione ex Art. 30 del D. LGS 33/2013), in materia di obblighi di
pubblicazione concernenti i beni immobili e la gestione del patrimonio. Nel
sito esistono due elenchi: uno relativo al patrimonio immobiliare carente nei
suoi contenuti e non aggiornato; l’altro relativo ai canoni di locazione o affitto
che risulta del tutto inesistente. Inoltre, viene disatteso anche l’obbligo di
dare dettagliata pubblicità sulla concessione di “sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari alle imprese e
l’attribuzione dei corrispettivi … e comunque di vantaggi economici di
qualunque genere di cui all’articolo 12 della legge 7 agosto 1990, n. 241 ad
enti pubblici e privati”.
b)
Scarso rispetto
della legittimità decisionale derivante da un accentramento di competenze nella Giunta e dal conseguente esautoramento
del Consiglio Comunale. Abbiamo più volte ribadito che in merito alle
concessione di immobili si deve fare riferimento all’art. 42 del TUEL che
attribuisce al Consiglio Comunale la esclusiva competenza in materia di “acquisti ed alienazioni immobiliari,
relative permute, appalti e concessioni che non siano previsti espressamente in
atti fondamentali del Consiglio o che non ne costituiscano mera esecuzione e
che, comunque, non rientrino nella ordinaria amministrazione di funzioni e
servizi di competenza della Giunta”. In proposito, dobbiamo constatare che
questa Giunta, in piena continuità con quelle che l’hanno preceduta, spesso e
volentieri ha disposto arbitrariamente del patrimonio immobiliare senza esserne
titolata e legittimata.
c)
Irregolarità
gestionali diffuse.
Da una prima superficiale mappatura delle proprietà comunali assegnate a
“privati” di qualunque natura, è emerso che i titoli di “concessione” o non ci
sono o sono scaduti da molto tempo e quindi esiste una generale situazione di
irregolarità diffusa.
d)
Una gestione
incomprensibile del patrimonio immobiliare perché non ha un senso logico,
ma soprattutto non costituisce un elemento di convenienza economica e
finanziaria perché fino ad oggi le varie maggioranze che si sono insediate sono
sempre state assai generose con quei “privati” a cui vengono affidati in concessione
l’uso di molti degli immobili comunali, con la conseguenza che il Comune da
questi beni ha ricavi insignificanti rispetto al consistente valore degli
immobili, come abbiamo già evidenziato con una interpellanza datata 21/4/2016 e
in quella datata 21/3/2015. Per esempio, nel caso del Centro
Sportivo, a fronte di € 3.050 di canone annuo, i castelnovesi continuano a
pagare € 81.410,54 per quota annuale di mutui ancora da ammortizzare per
rimborsare quei finanziamenti che sono stati necessari per costruire gli
impianti poi dati in concessione. Ma non solo, a fronte di mutui e contributi
pubblici necessari per la costruzione dei pannelli fotovoltaici presenti sulle
tribune del campo sportivo, con determina n. 18 del 30/1/2017 sono state
restituite al gestore privato € 3.173,18 poiché nella convenzione sottoscritta si
è “liberamente concessa
dall’amministrazione comunale al gestore” l’energia elettrica prodotta da
questi pannelli … una situazione assurda e grottesca!!!
e)
Non vogliamo
stendere il classico “velo pietoso” sul passato. In occasione
del regolamento sulla gestione della sala prove, del Futurl@b e della sala
Conferenze presso il Centro Sociale avevamo chiesto di fare chiarezza sulla
gestione passata degli immobili comunali poiché è stata una gestione oscura;
oggi lo ribadiamo e lo ribadiremo in futuro perché occorre fare chiarezza,
poiché non è possibile non denunciare una condotta così negligente. In
proposito vogliamo ricordare che la Corte dei Conti ha più volte sostenuto
come la concessione in uso di beni pubblici debba essere “sostenibile e utile per l’Ente: solo se c’è
un vantaggio diretto o indiretto per l’ente non si ravvisa la fattispecie del
danno erariale”, ravvisando una responsabilità diretta degli
Amministratori per mancata vigilanza quando la condotta è reiterata (Corte dei
Conti, sezione Toscana, sentenza 96/2014).
In
proposito, nella recente Commissione tenutasi in data 11/5/2017 abbiamo richiamato
i criteri stabiliti dalla Corte dei Conti (con delibera n. 716/2012/PAR): a) il
principio della massima valorizzazione funzionale dei beni attribuiti al
patrimonio dell’Ente locale, a vantaggio diretto o indiretto della collettività;
b) il principio di sussidiarietà verticale, in base al quale i cittadini,
idoneamente associati, possono essere destinatari dell’esercizio di attività
pubbliche, se queste vengono svolte in maniera più economica, efficiente ed
efficace rispetto a quanto l’ente di riferimento possa garantire; c) il
principio della valorizzazione economica degli immobili pubblici mirando “all’incremento del valore economico delle
dotazioni stesse, onde trarne una maggiore redditività finale. Si tratta,
infatti, di gestire dinamicamente partite del patrimonio immobiliare per
potenziare le entrate di natura non tributaria”; d) la derogabilità a tale
principio di valorizzazione, con conseguente ricorso a condizioni diverse da
quelle di mercato, solo in considerazione delle peculiari finalità sociali
perseguite dal soggetto beneficiario (associazioni di interesse collettivo
senza fini di lucro), solo quando viene
perseguito un interesse pubblico equivalente o addirittura superiore rispetto a
quello che viene perseguito mediante lo sfruttamento economico dei beni. In
sostanza, occorre adeguatamente considerare e accertare in concreto sia gli
“scopi sociali” da perseguire che l’assenza dello scopo di lucro dell’attività
concretamente svolta dal soggetto destinatario di tali beni.
In
conclusione ribadiamo che qualsiasi atto di disposizione di un bene comunale deve
avvenire nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, trasparenza e
pubblicità; una deroga a questi principi potrà essere concessa solo dopo un’attenta
ponderazione comparativa tra gli interessi pubblici in gioco. La sfera
discrezionale del Sindaco e della sua maggioranza non può travalicare rispetto “alla massima considerazione dell’interesse
alla conservazione ed alla corretta gestione del patrimonio pubblico, che
comporti il minor sacrificio possibile degli interessi compresenti”.
Invece,
constatiamo una gestione ridicola e imbarazzante in favore di una oligarchia chiusa
che prospera nella gestione del patrimonio pubblico; un sistema radicato di
tipo clientelare che penalizza gli interessi generali dei cittadini dimostrando
quanto avesse ragione Berlinguer quando denunciava che: “i partiti politici sono
soprattutto macchine di potere e di clientela”.
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