castel

castel

venerdì 26 maggio 2017

RENDICONTO 2016: una imbarazzante gestione degli immobili comunali (terza parte)

Dalla relazione al rendiconto 2016 si evince che la voce più importante dell’attivo patrimoniale (con una incidenza del 73,21%) sono le immobilizzazioni materiali ammontanti ad € 13.556.187,73 rispetto ad un attivo complessivo di € 18,5 milioni. L’attivo dedotto il passivo patrimoniale ammontante a € 6,4 milioni dà luogo ad un patrimonio netto di € 12,0 milioni.
Il patrimonio netto è costituito da un fondo di dotazione che ammonta ad € 3,3 milioni, da beni immobili demaniali per € 6,0 milioni e da e beni costruiti in seguito che ammontano ad € 2,5 milioni.
Insomma, il patrimonio netto di questo Comune è quasi tutto costituito dalle immobilizzazioni; conseguentemente gli  immobili sono uno degli aspetti più importanti del bilancio del Comune di Castelnuovo Magra; un valore immobiliare che anno dopo anno è stato costituito grazie a contributi pubblici (europei, statali e regionali), ma anche grazie alla contrazione di mutui le cui rate sono state pagate con le tasse.
In proposito, ricordiamo che l’indebitamento per mutui nel 2016 ammonta a € 2.877.691,44 il cui costo per oneri finanziari e restituzione della quota capitale ammonta a € 468.048,14. Dunque. ogni anno i castelnovesi hanno fatto significativi sacrifici per dotare il comune di questi immobili; per esempio, la pressione fiscale sulle circa 3.683 famiglie ammonta nel 2016 a € 1.388,49.
Il patrimonio comunale è impiegato in due modi: - in modo diretto al fine di soddisfare e assolvere alle funzioni istituzionali (ad es. vedi il fabbricato ove è sito il Comune); - in modo indiretto mediante concessioni a privati organizzati nelle varie forme giuridiche ammissibili.
La nostra attenzione va soprattutto ai tanti immobili comunali che sono dati in concessione a “privati” perché è una gestione che presenta alcune gravi problematiche:
a)      Scarsa trasparenza: la gestione del patrimonio immobiliare è opaca e caratterizzata dall’assenza di criteri oggettivi per la loro assegnazione e, conseguentemente, dal prevalere di scelte scaturite da trattativa privata. Inoltre, non vengono neanche osservate le norme generali sulla trasparenza nel sito del comune (in violazione ex Art. 30 del D. LGS 33/2013), in materia di obblighi di pubblicazione concernenti i beni immobili e la gestione del patrimonio. Nel sito esistono due elenchi: uno relativo al patrimonio immobiliare carente nei suoi contenuti e non aggiornato; l’altro relativo ai canoni di locazione o affitto che risulta del tutto inesistente. Inoltre, viene disatteso anche l’obbligo di dare dettagliata pubblicità sulla concessione di “sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari alle imprese e l’attribuzione dei corrispettivi … e comunque di vantaggi economici di qualunque genere di cui all’articolo 12 della legge 7 agosto 1990, n. 241 ad enti pubblici e privati”.
b)      Scarso rispetto della legittimità decisionale derivante da un accentramento di  competenze nella Giunta e dal conseguente esautoramento del Consiglio Comunale. Abbiamo più volte ribadito che in merito alle concessione di immobili si deve fare riferimento all’art. 42 del TUEL che attribuisce al Consiglio Comunale la esclusiva competenza in materia di “acquisti ed alienazioni immobiliari, relative permute, appalti e concessioni che non siano previsti espressamente in atti fondamentali del Consiglio o che non ne costituiscano mera esecuzione e che, comunque, non rientrino nella ordinaria amministrazione di funzioni e servizi di competenza della Giunta”. In proposito, dobbiamo constatare che questa Giunta, in piena continuità con quelle che l’hanno preceduta, spesso e volentieri ha disposto arbitrariamente del patrimonio immobiliare senza esserne titolata e legittimata.
c)      Irregolarità gestionali diffuse. Da una prima superficiale mappatura delle proprietà comunali assegnate a “privati” di qualunque natura, è emerso che i titoli di “concessione” o non ci sono o sono scaduti da molto tempo e quindi esiste una generale situazione di irregolarità diffusa.
d)     Una gestione incomprensibile del patrimonio immobiliare perché non ha un senso logico, ma soprattutto non costituisce un elemento di convenienza economica e finanziaria perché fino ad oggi le varie maggioranze che si sono insediate sono sempre state assai generose con quei “privati” a cui vengono affidati in concessione l’uso di molti degli immobili comunali, con la conseguenza che il Comune da questi beni ha ricavi insignificanti rispetto al consistente valore degli immobili, come abbiamo già evidenziato con una interpellanza datata 21/4/2016 e in quella datata 21/3/2015. Per esempio, nel caso del Centro Sportivo, a fronte di € 3.050 di canone annuo, i castelnovesi continuano a pagare € 81.410,54 per quota annuale di mutui ancora da ammortizzare per rimborsare quei finanziamenti che sono stati necessari per costruire gli impianti poi dati in concessione. Ma non solo, a fronte di mutui e contributi pubblici necessari per la costruzione dei pannelli fotovoltaici presenti sulle tribune del campo sportivo, con determina n. 18 del 30/1/2017 sono state restituite al gestore privato € 3.173,18 poiché nella convenzione sottoscritta si è “liberamente concessa dall’amministrazione comunale al gestore” l’energia elettrica prodotta da questi pannelli … una situazione assurda e grottesca!!!
e)      Non vogliamo stendere il classico “velo pietoso” sul passato. In occasione del regolamento sulla gestione della sala prove, del Futurl@b e della sala Conferenze presso il Centro Sociale avevamo chiesto di fare chiarezza sulla gestione passata degli immobili comunali poiché è stata una gestione oscura; oggi lo ribadiamo e lo ribadiremo in futuro perché occorre fare chiarezza, poiché non è possibile non denunciare una condotta così negligente. In proposito vogliamo ricordare che la Corte dei Conti ha più volte sostenuto come la concessione in uso di beni pubblici debba essere “sostenibile e utile per l’Ente: solo se c’è un vantaggio diretto o indiretto per l’ente non si ravvisa la fattispecie del danno erariale”, ravvisando una responsabilità diretta degli Amministratori per mancata vigilanza quando la condotta è reiterata (Corte dei Conti, sezione Toscana, sentenza  96/2014).
In proposito, nella recente Commissione tenutasi in data 11/5/2017 abbiamo richiamato i criteri stabiliti dalla Corte dei Conti (con delibera n. 716/2012/PAR): a) il principio della massima valorizzazione funzionale dei beni attribuiti al patrimonio dell’Ente locale, a vantaggio diretto o indiretto della collettività; b) il principio di sussidiarietà verticale, in base al quale i cittadini, idoneamente associati, possono essere destinatari dell’esercizio di attività pubbliche, se queste vengono svolte in maniera più economica, efficiente ed efficace rispetto a quanto l’ente di riferimento possa garantire; c) il principio della valorizzazione economica degli immobili pubblici mirando “all’incremento del valore economico delle dotazioni stesse, onde trarne una maggiore redditività finale. Si tratta, infatti, di gestire dinamicamente partite del patrimonio immobiliare per potenziare le entrate di natura non tributaria”; d) la derogabilità a tale principio di valorizzazione, con conseguente ricorso a condizioni diverse da quelle di mercato, solo in considerazione delle peculiari finalità sociali perseguite dal soggetto beneficiario (associazioni di interesse collettivo senza fini di lucro), solo quando  viene perseguito un interesse pubblico equivalente o addirittura superiore rispetto a quello che viene perseguito mediante lo sfruttamento economico dei beni. In sostanza, occorre adeguatamente considerare e accertare in concreto sia gli “scopi sociali” da perseguire che l’assenza dello scopo di lucro dell’attività concretamente svolta dal soggetto destinatario di tali beni.
In conclusione ribadiamo che qualsiasi atto di disposizione di un bene comunale deve avvenire nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, trasparenza e pubblicità; una deroga a questi principi potrà essere concessa solo dopo un’attenta ponderazione comparativa tra gli interessi pubblici in gioco. La sfera discrezionale del Sindaco e della sua maggioranza non può travalicare rispetto “alla massima considerazione dell’interesse alla conservazione ed alla corretta gestione del patrimonio pubblico, che comporti il minor sacrificio possibile degli interessi compresenti”.
Invece, constatiamo una gestione ridicola e imbarazzante in favore di una oligarchia chiusa che prospera nella gestione del patrimonio pubblico; un sistema radicato di tipo clientelare che penalizza gli interessi generali dei cittadini dimostrando quanto avesse ragione Berlinguer quando denunciava che: “i partiti politici sono soprattutto macchine di potere e di clientela”.

I consiglieri Francesco Baracchini, Maria Luisa Isoppo, Giorgio Salvetti, Euro Mazzi.


Per vedere i precedenti due post:
1.      IL BILANCIO PATRIMONIALE DEL COMUNE - 2016 (prima parte): QUI
2.      RENDICONTO 2016: una lacunosa e cattiva gestione delle partecipate (seconda parte): QUI
 

Nessun commento:

Posta un commento