Carlo Cottarelli, commissario alla spending review, qualche mese fa
presentava il dossier sulle società partecipate da Enti Pubblici incentrato
sulla riduzione del loro numero e sul loro efficientamento, sollevando notevoli
polemiche; non è un mistero che questo dossier abbia creato le frizioni che
hanno poi portato alla sua uscita dall’incarico. Cottarelli con il suo Piano
contava di ottenere una cura dimagrante
della spesa pubblica fino a 3 miliardi, riducendo ntali società da
8.000 a 1.000 in tre anni. Questo dossier per ora è stato “accantonato” da
un governo conservatore come è quello attuale di Renzi che ne ha adottato solo
alcune linee “minori”. Il PD è un partito della conservazione del potere perché
sarebbe proprio il PD il partito che, in caso di adozione del piano Cottarelli,
avrebbe perso tante ma proprio tante “poltrone”, ma anche la gestione di
assunzioni, la gestione di appalti e di servizi.
Eppure è indispensabile tagliare la spesa pubblica anche per ragioni
politica economica generale. Che ci sia molto da fare è testimoniato da quanto ha
detto recentemente l'Istat: stando ai dati 2012, "sono 11.024 le unità per le quali si
registra una forma di partecipazione pubblica in Italia, con un peso in termini
di addetti pari a 977.792".
Di queste, però, le imprese attive sono solamente 7.685; "Esse
impiegano 951.249 addetti, ovvero il 97,3% degli addetti di tutte le
partecipate"; poi ci sono ben 1.896
imprese con "zero addetti".
Insomma, si tratta spesso di “scatole
vuote o inutili” che però costano molto: oltre milletrecento società
hanno un fatturato inferiore a centomila euro ed oltre duemilaseicento hanno un
fatturato con meno di 1 milione di euro; sono state censite oltre tremila
partecipate senza o con pochi dipendenti (meno di sei); in molti casi il numero
dei dipendenti è inferiore a quello dei componenti dei consigli di
amministrazione; circa il sedici per cento delle partecipate (oltre
milleduecento) hanno già cessato l’attività, sono in liquidazione volontaria o
soggette a procedure concorsuali.
La Regione Liguria ha 35 società partecipate
direttamente o indirettamente; le spese a favore di società
partecipate registrate nel bilancio dell’esercizio finanziario 2009 della Regione ammontano a 173 milioni,
di cui 123,7 milioni sono riferite alla sola FI.LS.E. Spa.
Anche il nostro comune ha 3 partecipate: ATC,
ACAM e STL che fino ad oggi non hanno ancora inciso direttamente sulle nostre
casse, ma che comunque destano evidenti preoccupazioni.
Però esiste l’obbligo
di riportare fedelmente nel bilancio patrimoniale i valori attuali come risultanti dalle informazioni al momento disponibili,
che al momento non appaiono allineate; è quindi falso che non occorre alcun
intervento correttivo poiché la legge obbliga a inserire i valori annuali e non
abilita
i comuni a valutazioni d’attesa o future.
In A.T.C. SPA abbiamo una quota dello 0,346 % con un valore nominale
di 11.002,80 su un Cap. sociale di 3.180.000,0.
In ACAM SPA abbiamo una quota dello 3,288 % con
un valore nominale di 914.650,00 su un Cap. sociale di 27.819.860,00
Nel SISTEMA TURISTICO GOLFO DEI POETI VAL DI MAGRA E VARA abbiamo una
quota dello 1,5 % con un valore nominale di 1.500,00 su un Cap.
sociale di 100.000,00
Le nostre partecipazioni hanno un
valore totale 927.152,80 ma nel conto patrimoniale sono riportate al valore di 1.249.089.32,
quindi occorre valutare la reale rispondenza di tale valore.
Inoltre, solo
qualche anno fa nel 2011 il valore era di 4.794.029,51 quindi il nostro bilancio
patrimoniale ha perso ben 3.866.876,71 di valore patrimoniale, in gran parte
per effetto della grave crisi finanziaria di Acam. Un bel risultato che pesa
unicamente sulle spalle di chi ha governato il nostro comune, la gran parte dei
comuni spezzini e la provincia spezzina, cioè il PD.
Noi chiediamo che si faccia chiarezza su
queste partecipate, che siano seguite con attenzione e oculatezza, soprattutto
che se ne discuta in un Consiglio Comunale apposito sia per Acam che per ATC
data la loro importanza. Ma nel contempo richiediamo con forza che si proceda
entro quest’anno alla liquidazione totale e immediata della società SISTEMA TURISTICO GOLFO che non ha
risorse né utilità reale se non per mantenere una gestione clientelare poco
chiara e trasparente.
La situazione delle partecipate deve destare particolare preoccupazione per
i rischi connessi con la loro solidità patrimoniale e finanziaria che rischia
di travolgerci nel medio termine. La causa di tale situazione è tutta insita in
un sistema di potere fondato sul clientelismo (basti ricordare lo scandalo
della parentopoli, dei dirigenti super pagati a cui poi si fa causa per
responsabilità amministrativa, la presenza degli ex sindaci nei vari consigli
di amministrazione, ecc.).
La recente sconfitta alle regionali della
candidata del PD Paita parte da lontano, ma è importante che sia finalmente
arrivata a certificare il “pensiero debole” di una classe politica fondata
sull’apparenza e sulla mania di grandezza. Paita era assessore a Spezia
responsabile delle partecipate, e ha assistito al lancio della famosa “Grande
ACAM” che di grande ha prodotto solo un mega indebitamento e la necessità di
rientrare attraverso un accordo di ristrutturazione dei debiti attuato con la
vendita di tutti i “gioielli” del Gruppo, con l’aumento delle tariffe e con il
ridimensionamento di organici e dei servizi prestati. Paita è stata la
sostenitrice della insensata proposta di fusione “la Grande Luni” che
fortunatamente è stata rigettata dal referendum del 2014. Ora il naufragio del
progetto elettorale di “Grande Liguria”. Con il ricorso continuo a questo aggettivo
“grande” si manifesta non un progetto reale ma solo una “mania di grandezza”
che meglio di ogni altra considerazione rappresenta il fallimento di una intera
classe politica che da anni governa la Liguria, la Provincia di Spezia, la Val
di Magra e i comuni come Castelnuovo e Ortonovo.
Speriamo che i
cittadini prendano conoscenza e coscienza che questa “mania di grandezza” è molto costosa e implica un
costante ricorso all’aumento della tassazione e delle tariffe e revochi un
consenso immeritatamente da voi percepito in questi anni.
Il Consigliere MARIA
LUISA ISOPPO, anche a nome dei Consiglieri Euro Mazzi, Giorgio Salvetti e
Francesco Baracchini
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