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sabato 13 aprile 2019

L’INCERTA E LUNGA VICENDA DEL PALAZZO CORNELIO (seconda parte)

La vicenda del Palazzo Cornelio (adibito a sede del Comune fino al 2013) è esemplare nell’evidenziare una elevata “incertezza” nel procedere da parte dell’Amministrazione Comunale castelnovese: l’edificio per molti anni è stato interessato da un progressivo dissesto con un quadro fessurativo evidente, oggetto di approfondimento e di indagine fin dal 2005 e con analisi ancora in pieno svolgimento.
Dal 2005 al 2007 sono state fatte varie verifiche sulla tenuta statica del Palazzo che parevano evidenziare fenomeni differenziali di cedimento delle fondazioni, come attestato per esempio dalla relazione geologica della Cattaneo del 4/6/2007 e dai pareri dell’ing. Montefiori del 24/5/2007.
Dal 2005 al 2013, nonostante le evidenti fessurazioni, il Palazzo non è stato oggetto di interventi né di miglioramento statico e né di manutenzione, anzi ha continuato a essere utilizzato come sede del Comune; in merito all’apertura al pubblico l’allora sindaco Favini così si giustificava in una lettera del 11/12/2013: “Nel 2007 avevo un quadro di criticità della situazione del palazzo, non tale da prefigurare pericoli immediati (“… l’edificio trovasi in fase di quiescenza …” ing. Montefiori – 2007). Pertanto ho ritenuto all’epoca di rimanere nel palazzo e mantenere le attività comunali nel centro storico”.
A seguito del terremoto del 30/6/2013, la situazione del Palazzo Cornelio si era negativamente evoluta; in una relazione datata 12/7/2013 e in quella datata 31/7/2013 si affermava che “L’evoluzione delle lesioni monitorate dai fessurimetri e evidenziate nell’indagine a vista, solo parzialmente riconducibili alle azioni orizzontali (sisma), induce a considerare tale evoluzione come incremento del dissesto evidenziato a partire dall’anno 2005, presumibilmente aggravato dai recenti eventi sismici”.
Su queste basi, veniva emessa un’ordinanza sindacale (n. 15 del 12/07/2013) disponente lo spostamento degli uffici comunali ed il loro trasferimento presso l’edificio della ex scuola elementare di Canale, nonché il trasferimento degli uffici dell’Associazione Enoteca Regionale della Liguria nei locali del Museo del Vermentino.
Particolare progettazione 2014 sulle fondazioni
La chiusura del Palazzo Cornelio era avvenuta sulla base di una verifica effettuata dagli Uffici tecnici comunali che avevano rilevato “una repentina evoluzione negativa rispetto al precedente monitoraggio, con una situazione di peggioramento complessivo delle criticità già evidenziate, dove le scosse sismiche rappresentano una concausa rispetto alle difficoltà strutturali dell’edificio stesso”.
In sintesi i dissesti risultavano individuabili in: - lesioni su archi e volte a crociera in pietrame a piano seminterrato; - cedimento differenziale della fondazione lato giardino; - cedimento delle piattabande in corrispondenza di varchi e porte a piano terra primo e secondo; conseguentemente, tra il 2013 e il 2014 venivano effettuate altre indagini (ad esempio quella mediante georadar) e veniva affidato all’ing. Morachioli Pierpaolo l’incarico di progettazione preliminare degli interventi di messa in sicurezza e di recupero funzionale dell’edificio ex sede Comunale; successivamente con delibera della Giunta Comunale n. 14 del 28/1/2014 veniva approvato il progetto preliminare, comportante una spesa complessiva per il solo 1° lotto di € 700.000,00.
Questo progetto veniva inviato al Ministero con richiesta di finanziamento dei lavori; solo alla fine del 2017 perveniva la comunicazione della concessione di un finanziamento statale di € 700.000,00 per l’intervento di recupero del Palazzo Cornelio.
Contestualmente veniva (con determina n. 391 del 29/12/2017) affidato allo studio COMES di Sesto Fiorentino l’incarico per la verifica della vulnerabilità sismica e progettazione (preliminare,  definitiva ed esecutiva) delle opere di restauro e miglioramento statico/sismico di Palazzo Cornelio; questo progetto veniva successivamente approvato sia nella versione preliminare che definitiva e prevedeva una spesa totale di € 800.000,00; importo finanziato dai fondi ministeriali per €. 700.000,00 e da fondi comunali per € 100.000,00.
Da una analisi di quest’ultimo progetto emerge una netta diversità rispetto a quello preliminare del 2014; questa diversità deriva da una discorde interpretazione delle cause del dissesto. Questa diversa interpretazione delle cause del dissesto comportava anche un diverso progetto e conseguentemente un costo complessivo assai differente. Infatti, mentre il progetto preliminare del 2014 prevedeva un costo di € 700.000 solo per il primo lotto di lavori, rispetto a un importo finale di circa 1,8 milioni di spesa; quello del 2018 prevede un investimento totale notevolmente inferiore pari a € 800.000.
Questa differenza nella spesa consisteva in gran parte nell’aver eliminato le opere di consolidamento delle fondazioni previste nel progetto preliminare del 2014. Nel progetto del 2018, infatti, gli interventi strutturali mirano al miglioramento statico mediante un sistema di catene metalliche e di barre inghisate nella muratura, assicurando la continuità e il consolidamento delle murature, degli architravi, delle volte a soffitto, la sistemazione della scala esterna e vari interventi di “finitura” sulle mura e sui pavimenti.
Insomma, la differenza tra i due progetti è notevole, perché è diversa l’interpretazione data dai tecnici del medesimo fenomeno di dissesto.
Questa notevole differenza non è stata, però, adeguatamente spiegata nella relazione illustrativa del progetto approvato nell’agosto 2018, anzi non viene riportata alcuna analisi storico-critica di tutta la documentazione disponibile sulla costruzione e su eventuali interventi successivi; neanche vengono menzionati gli studi, i pareri e le indagini precedentemente svolte negli anni 2005-2007 e 2013-2014.
Poiché erano state già svolte varie indagini ed erano state indicate cause diverse da quelle ritenute opportune, i professionisti incaricati avrebbero dovuto opportunamente commentare i risultati di questi pareri, disponendo eventuali integrazioni qualora ritenuti necessari. Soprattutto sorprende che a corredo di questo progetto definitivo non sia stato allegato una adeguata relazione geotecnica sulle fondazioni e sulla modellazione sismica, nonché una indagine geologica di inquadramento e di ricostruzione del modello di sottosuolo anche a compendio di tutte le indagini precedentemente svolte.
Non solo manca questa documentazione e le opportune considerazioni a spiegazione delle scelte progettuali, ma fa meraviglia, comunque, quanto scritto nel paragrafo 6 della relazione dove si afferma che: “Le caratteristiche del terreno di fondazione si possono ritenere molto simili a quelle del Castello dei Vescovi di Luni, che si trova a poca distanza da Palazzo Amati, e quindi si ritiene validi i risultati illustrati nella “Relazione sulla modellazione geologica-geotecnica e sismica definitiva/esecutiva inerente il recupero della Torre del Castello dei Vescovi di Luni”.
Per quanto sia la Torre che il Palazzo Cornelio siano collocati nel Capoluogo castelnovese è di immediata comprensione che siano posizionati in luoghi non adiacenti, né possono poggiare sul medesimo terreno e/o roccia e, conseguentemente, l’indagine geologica e geotecnica specifica per Palazzo Cornelio non può che essere indispensabile anche perché ogni sito è caratterizzato da una risposta sismica differente in funzione della natura dei terreni su cui è stato realizzato l’immobile, differenze di risposta che dovrebbero essere tenute in considerazione propria dalla progettazione.
Inoltre, proprio perché ne esiste già una, questa andava doverosamente commentata e se necessario integrata o approfondita per le parti ritenute non congruenti con l’ultima interpretazione delle cause del dissesto.
Queste perplessità sono state evidenziate direttamente ai progettisti, ai tecnici e alla Giunta Montebello durante una riunione della Commissione Ambiente e Territorio e fa, comunque, piacere aver constato che queste nostre osservazioni critiche siano state in una certa misura accolte sia dagli Uffici che dai tecnici incaricati e, soprattutto, sia stato dato l’incarico al Geologo Carlo Alberto Turba per la redazione di indagini geognostiche corredate di relazioni geologiche relative a Palazzo Amati Cornelio, alla Scuola Media Dante Alighieri e all’Asilo Nido Zigo Zago (determina n. 70 del 22/3/2019).
In conclusione, le opposte interpretazioni sulle cause del dissesto comportano conseguenze progettuali e di spesa notevolmente diverse. 
Se hanno ragione i tecnici che hanno eseguito le perizie negli anni 2005-2013 allora con la realizzazione del progetto del 2018 si rischia (in caso di sisma) di vanificare parte degli interventi previsti nel progetto 2018; se al contrario hanno ragione i tecnici del progetto del 2018 allora bisogna chiedersi come mai sono stati sprecati ben 13 anni (oltre alle spese per le perizie allora fatte), anni cruciali poiché il Palazzo Cornelio ha subito un netto peggioramento statico.
Se si fosse intervenuto tempestivamente, si sarebbe speso molto meno di quanto si spende oggi, anche perché probabilmente si sarebbero evitati i danni del terremoto del 2013 (risparmiando sugli ulteriori interventi); soprattutto il Palazzo Cornelio avrebbe potuto continuare ad essere la sede del Comune e restare aperto al pubblico.
E’ intollerabile, però, che non ci sia stato fino ad oggi un chiaro e assai utile confronto tra i periti e i progettisti via via interessati per dirimere la questione sulle loro opposte interpretazioni; crea disagio constatare come l’informazione sia stata superficiale su queste problematiche sia nei confronti del Consiglio Comunale che verso la popolazione del Capoluogo; da molto fastidio che i progetti sia del 28/1/2014 che del 13/8/2018 siano stati banalizzati per mere esigenze di propaganda in occasione delle elezioni del 25/5/2014 e di quelle prossime del 26/5/2019.

Euro Mazzi


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